Uguali e diverse fanno ridere e fanno bene alla salute!
Ducky: Enzo, tu fai ridere!
Enzo: E tu fai pena!
Ducky: Dico “seriamente” Alter-Ego.
Enzo: Anch’io dico “seriamente”. Diciamo la verità, facciamo
ridere tutti e due.
Ducky: Meglio far ridere che piangere.
Enzo: Pienamente d’accordo! Insomma, che vuoi, non vuoi mica disquisire sul modo di ridere o sulle barzellette”.
Ducky: E perché no! Dai, Prof, non possiamo mica trattare sempre argomenti di psicologia individuale o sociale, politica., o d’amore, (o di sesso… nota di O.B) anche perché parecchie lady hanno rinunciato a sospirare , o altri importanti argomenti. Rilassiamoci un po’, ne abbiamo bisogno. Ti sembra normale che “in certe chat litigare, offendere un utente e’ diventato quasi una costante violazione del doveroso galateo; certe manifestazioni di mitomania sono assolutamente da evitare.
Enzo: …sarebbero? Sono da evitare.. Rilassiamoci e veniamo a noi …anzi cerchiamo di calmarci e sorridere.
Ducky: Mi raccomando, trattiamo l’argomento come siamo soliti fare.
Enzo: Ora tappati la bocca e ascolta. (tanto per essere gentili…nota di O.B) E non fare caso se vengo fuori con parole inusuali o difficili. “ E’ presumibile che Adamo ed Eva si raccontassero delle barzellette “ ha scritto Achille campanile. Non aveva tutti i torti: le barzellette sono nate nella notte dei tempi per essere recitate o raccontate, con gesti espressivi e mimica facciale. Solo dopo secoli o forse millenni sono state raccolte e tradotte in forma scritta.
Ducky: Introduzione e battuta finale!
Enzo: Calma, a suo tempo. Studiando le barzellette dell’antichità la storica inglese Mary Beard ha fatto un scoperta sorprendente:…
Ducky: Però…sempre profondo vai nelle ricerche.
Enzo: Sai bene che ci sono abituato. Bisogna ben documentarsi, saper scrivere in modo corretto e secondo il proprio stile.
Ducky: Enzuccio, non esagerare e non ti gonfiare troppo. Qui i detrattori ti fanno fischiare le orecchie…continua piuttosto a “dizqui” maro’ sta cavolo di parole non mi viene bene …è come se mi volesse sfottere.
Enzo: …ripeto, ha fatto una scoperta sorprendente: le barzellette di duemila anni fa mostrano lo stesso meccanismo linguistico e comico che sta alla base delle nostre.
Ducky: E cioè?
Enzo: Ogni barzelletta riuscita, infatti, evidenzia una struttura peculiare: una cornice narrativa introduttiva e una punchline…
Ducky: …una che?
Enzo: Una battuta finale!. Il meccanismo comico, quello che scatena la risata, è quasi sempre dato dal rovesciamento di una situazione normale, che viene realizzato proprio alla fine della barzelletta, nell’ ultima battuta.
“Secondo la maggior parte dei teorici, costitutiva di una barzelletta è una forma di contrasto tra schemi o significati; la risata è provocata da differenti attese della cornice narrativa.
Ducky: Fratello caro, pensi di stare in qualche cattedra universitaria per parlare in punta di forchetta? Che brutto vizio!
Enzo: Pardon! Hai ragione. Meglio fare un esempio. Ogni barzelletta,, come ogni storia, inizia delineando una cornice narrativa, un fatterello insomma : anche inaspettata,
Ducky: Continuo a non capire.
Enzo: Ascolta. Un bambino entra nella camera dei genitori e vede la mamma seduta sul papà; incuriosito chiede alla madre: “Mamma, ma cosa stai faccendo?
La mamma,imbarazzata, risponde: “Sto saltellando sulla pancia del papà per fare uscire l’aria.”
Il bimbo, con aria di sufficienza, guarda la mamma e le dice: “Guarda che non serve a niente, tanto ieri ho visto che, quando non ci sei, la cameriera la risoffia centro!!!
Ducky: Ah ah, stupenda e olimpionica, ecco perché ti dai tante…arie..
Enzo: Contegno Duc, non ci facciamo conoscere.
Ducky: Continua!
Enzo: Tutte le storielle del Philogelos, il più antico libro di barzellette, scritto in greco attorno al IV-V secolo d.C., rispettano questa struttura universale. Non lo sapevi eh!
Ducky: Non sei tu il mio consulente letterario? Io ti faccio da consulente erotico, in cambio. Intanto, non ti fermare.
Enzo: Tra le antiche barzellette spicca un sottogruppo di storielle che il sociologo britannico Christie Davies, ex presidente dell’International Society for Humor Studies ha chiamato ethic jokes e che gli studiosi francesi chiamano blagues avec bouc émissaire, barzellette con un capro espiatorio: storielle costruite giocando sulla presunta balordaggine di un sottogruppo, definito in termini geografici (gli abitanti di una certa regione o città) economico-professionali, culturali o etnici. Pensa,Duc.
Duemila anni fa gli Ateniesi prendevano in giro sia gli intellettuali pedanti sia gli abitanti di Cuma, Abdera e della Beozia (il termine spregiativo “beota” è in uso ancora oggi) mentre i Romani si facevano beffe dei venditori di schiavi (considerati furbi e imbroglioni) o dei tontoloni che provenivano dai margini dell’impero. Oggi noi italiani ci raccontiamo storielle sulla presunta tirchieria dei genovesi…
Entra un genovese in un autobus e chiede al conducente:
– Scusi, si deve pagare il biglietto per un fiore?
– Certamente no.
– Dai Rosa, entra.
Un figlio genovese dice al padre:
– Papà, sulla porta c’è un signore che chiede un’offerta per la piscina comunale.
– Dagli un bicchiere d’acqua.
Una coppia genovese innamorata passeggia tenendosi per mano. Passano davanti ad una pasticceria e lei dice:
– Hm, che bel profumo.
– Vuoi che passiamo davanti un’altra volta?
– Come si fanno la doccia i genovesi?
– Incendiano un bosco e aspettano che arrivi un Canader.
– Perché i genovesi guardano i film porno al contrario?
– Perché gli piace il lieto fine, quando la prostituta restituisce i soldi al cliente.
Padre e figlio genovesi vanno in America.
– Papà, quando arriviamo?
– Stai zitto e nuota!
– Di che origine sono gli scozzesi?
– Sono dei genovesi cacciati via dalle loro terre perché spendevano troppo.
Ducky: …e anche degli scozzesi!
Enzo: La goffaggine dei burini (gli abitanti di Roma chiamano così chi proviene dalla campagne laziali) o la supposta balordaggine dei carabinieri.
I francesi si fanno beffe del belgi, gli inglesi prendono in giro la tirchieria degli scozzesi e la passione per l’alcol degli irlandesi, i messicani ridono della goffaggine degli Yucatecos (le persone nate nel rurale Yucatan).I finlandesi sfottono gli abitanti della Carelia e i sudafricani degli afrikaners (i bianchi di origine olandese). Negli Stati Uniti si ride degli immigrati polacchi, dei portoghesi e, ahimé, anche di noi italiani. A giudizio del sociologo Christie Davies, quasi tutte le comunità umane, ad eccezione di Cina e Giappone, hanno raccontato e continuano a raccontarsi barzellette “etniche” o con un “capro espiatorio”, sbeffeggiando la presunta stupidità di un gruppo sociale che vive al proprio interno. Nonostante le apparenze non sono il prodotto di tensioni sociali. Scrive Davies: “I sottogruppi target delle barzellette sono costituiti non da stranieri o estranei né di “nemici”, ma da persone integrate nella comunità da pacifici vicini Insomma, ridiamo soprattutto di noi stessi e delle nostre debolezze.
Ducky: Fra…ti capisco ma…faccio una fatica! Te ne vieni con etnie, sottogruppi, target….non ti sembra di esagerare?”
Enzo: No, certe cose bisogna impararle: la cultura è cultura e…non è mai troppo tardi, si dice. Torniamo alle barzelette. Alcune fanno male. Certo non tutte le barzellette ….
Ducky: …asp facci caso…
Enzo: A cosa?
Ducky: …sono tutte femmine le barzellette….non esistono i”barzelletti”, tutt’al più posso esistere dei bar… i “BAR ZELLETTI” con personale tutte donne…le BARZELLETTE in mini come le conigliette. Che ne dici eh?
Enzo: Duc, chiamo l’ambulanza per il “pronto soccorso”. Non proferire sillaba. Non tutte le barzellette sono innoque. Quelle etniche, ad esempio, tendono a fruttare certi stereotipi e possono traformarsi in barzellette razziste, fanatiche, pericolose o antisemite.
La verità e’ che a volte le barzellette possono far male e non a caso nel corso della storia sono state inventate e raccontate per screditare le autorità civili e religiose, colpire i potenti, sbeffeggiare i dittatori. Sono state insomma il parente ”popolare” della satira politica. Nell’antica Roma, circolavano battute e barzellette su Giulio Cesare, nella Roma papalina del Rinascimento si raccontavano storielle su cardinali o alti prelati, nella Francia dell’Ancien Regime, poco prima della rivoluzione, erano diffuse filastrocche sconce su tre Luigi XVI e sulla regina Maria Antonietta.
Ducky: Si rise anche sotto il fascismo.
Enzo: E h sì. In Italia durante il Ventennio fascista, l’opposizione e il dissenso politico, furono repressi, la critica e la satira imbavagliate; il reato di offesa all’onore del Duce fu punito con la reclusione fino a 5 anni e quasi 5 mila persone fra il 1926 e il 1943 vennero denunciate. Ciò nonostante gli Italiani non smisero di farsi beffe di Mussolini e dei suoi gerarchi. Ecco un storiella dell’epoca: “Mussolini visita un manicomio. Dopo il suo saluto, tutti i presenti esultano e battono le mani tranne uno. Un gerarca irritato gli si avvicina: “E voi, perché non esultate?”. Ed ecco la risposta: “Oh, ma io non sono mica un matto.Sono un infermiere.”
Rileva lo storico italiano Francesco Perfetti: “Alcune di queste barzellette erano solo divertenti, altre espressioni di un malessere politico reale. Lo studioso Alberto Vacca ha dedicato al tema un libro intero. Duce truce, Insulti, barzellette caricature; l’opposizione popolare al fascismo nei rapporti segreti dei prefetti, dove scrive che a volte le barzellette non si limitino a essere semplici pernacchie (vedasi la sonorissima e indimenticabile pernacchia del grande Totò nel film I Due Marescialli) al potere ma divengano espressioni di disubbidienza civile e affermazioni di libertà.
Guidonia, 1939: Mussolini scende dall’aereo che ha pilotato facendo un goffo saluto romano. E’ una delle foto censurate dal regime, e raccolte da Mimmo Franzinelli nel libro “Il Duce proibito”.

Ritaglio di giornale con scritte ingiuriose, spedito al Direttorio del P.N.F. con busta datata a Palermo, del 18 ottobre 1940.